L’acqua di depurazione che diventa fonte di sostanze come fosforo e azoto, o materia prima per produrre biometano in ottica di economia circolare. L’acqua che diventa la chiave dello sviluppo sostenibile delle nostre smart city, capaci per esempio di assorbirla e stoccarla per poi riutilizzarla al momento del bisogno. L’acqua sinonimo di innovazione, che diventa materia di studio nell’ambito delle ricerche scientifiche per rimuovere microinquinanti emergenti (farmaci e prodotti per la cura personale) o per l’applicazione di nuove tecnologie applicate all’agricoltura e al settore delle energie rinnovabili.
Sono queste le affascinanti sfide che vedono protagonista l’oro blu, raccontate durante il convegno “La Rivoluzione dell’acqua” organizzato la settimana scorsa da Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, che ha coinvolto nel dibattito imprenditori, ricercatori, amministratori, rappresentanti di organizzazioni internazionali, per capire come l’innovazione tecnologica può garantire un futuro sostenibile per le risorse idriche.
Gruppo CAP, che porta ogni anno 220 milioni di metri cubi di acqua a 2,5 milioni di cittadini, ha presentato la sua strategia di lungo periodo con il suo primo piano di sostenibilità, che punta l’obiettivo sul 2033: un arco di tempo per immaginare l’evoluzione degli scenari futuri e anticipare l’impatto dei principali trend sociali, ambientali ed economici sulla vita dei cittadini.
“Per avere acqua di qualità ci vuole una gestione a monte non solo efficiente, ma sensibile, resiliente e proiettata verso l’innovazione. Per questo quando parliamo di risorsa idrica pensiamo a una governance industriale di lungo periodo. Un modo nuovo di pensare l’acqua nelle nostre vite quotidiane incentrato sulla sostenibilità ambientale richiederà ricerca, innovazione, lavoro e investimenti importanti”, ha dichiarato Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato Gruppo CAP, inaugurando l’evento.
Avere un approccio strategico alla sostenibilità significa dunque anticipare i cambiamenti che avvengono prima nella società e poi nel mercato, in un contesto in cui il rischio globale diviene l’orizzonte di riferimento del pianeta. Una prospettiva ben descritta dall’intervento di Jippe Hoogeveen, FAO Senior Land and Water Officer: “Viviamo in un mondo abitato da 7 miliardi e mezzo di persone, e presto saremo 10 miliardi e mezzo. La popolazione aumenta, mentre le risorse idriche sono sempre le stesse a fronte di una sempre maggiore richiesta in termini di cibo e consumi. L’obiettivo quindi è riuscire a produrre di più, impiegando meno acqua di oggi. Un traguardo non facile, che possiamo raggiungere solo attraverso una governance sostenibile delle risorse idriche”.
È proprio sul piano della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica legata al settore idrico che si registrano in questo momento le sfide più interessanti per ricercatori e startupper. “Il ciclo dell’acqua è un sistema fondamentale nella bioeconomia, fonte di nuove opportunità per costruire nuovi modelli economici e ambientali. L’acqua fa da collettore strutturale per molte attività di ricerca e sviluppo, quali l’estrazione del fosforo di cui l’Europa è carente, la produzione di energie rinnovabili, la ricerca e l’eliminazione di nuovi microinquinanti. Questi sono alcuni dei progetti di ricerca innovativi sui quali siamo impegnati insieme a Gruppo CAP”, ha commentato Andrea di Stefano, responsabile progetti speciali Novamont.
Sotto i riflettori della tavola rotonda che ha inaugurato la seconda parte del Convegno, uno dei progetti di spicco presentato da Gruppo CAP e sostenuto da Regione Lombardia per il suo alto livello di innovazione, considerato un unicum nel nostro Paese, PerFORM WATER 2030.
“Il compito di noi gestori è stimolare la ricerca scientifica attraverso le nostre infrastrutture e fare networking tra le varie competenze, ha commentato Michele Falcone, direttore generale della monoutility pubblica. In questo senso CAP è pioniere, avendo dato vita a uno dei più importanti progetti finanziati dall’Unione Europea che rappresenta la prima piattaforma di ricerca e sperimentazione in Italia nata per affrontare le sfide del sistema idrico integrato: PerFORM WATER 2030”.
PerFORM WATER 2030 rappresenta infatti un nuovo paradigma su temi chiave quali sostenibilità, recupero di materia ed energia, circolarità delle risorse nel settore acque, proprio come conferma la testimonianza di Francesca Malpei, Professore Ordinario del Politecnico di Milano e coordinatrice scientifica del progetto, che ha raccontato al pubblico lo stato dell’arte del progetto e i suoi obiettivi.
“Con PerFORM WATER 2030 abbiamo costituito un vero e proprio “living lab” prima che la stessa definizione diventasse un paradigma europeo. Parliamo di una piattaforma strutturata nella quale i principali stakeholder di innovazione condividono competenze e know how per accelerare e ricerche sui microinquinanti o sulle potenzialità dei fanghi”.
Le attività di intervento del progetto sono di importanza strategica per tutto il settore della gestione delle acque pubbliche, spaziando dalla fornitura costante di acqua di alta qualità alla riduzione della produzione di fanghi, dal recupero di risorse al risparmio e produzione di energia, passando inoltre per la riduzione delle emissioni atmosferiche, dal monitoraggio degli inquinanti emergenti fino all’analisi dei costi e della tariffazione.
Unico nel suo genere, non solo in Lombardia, ma nell’intero Paese, PerFORM WATER 2030, la cui definizione ufficiale è Platform for Integrated Operation Research and Management of Public Water towards 2030, mira a formare una piattaforma diffusa di ricerca, sviluppo e implementazione di tecnologie e strumenti decisionali volti a garantire una sempre più efficace gestione del servizio idrico integrato.